Page 6 - Libro70
P. 6

dimenticata in riva al mare, facendosi cullare volentieri dalle
                       trascorse altri nove da ufficiale in un’angusta casermetta
                               d’isole e canneti e, nel sole già caldo di un aprile memorabile, se
                            nebbie autunnali che avviluppano la laguna salmastra ingombra
                    sarebbe stato il suo destino. Dopo tre mesi terminò il corso, ne
                 ogni giorno, ancora. Non ci mise molto a comprendere quale
              placida come un mare cristallino, morbida e indifferente come
























                                    sognato.  ne tornò a casa e si dedicò a vivere com’era scritto e come aveva

















                                            nell’appuntamento con il sonno profondo. Fu a uno del gruppo
                                               della gita a Casertavecchia, quello che cui era apparso
                                       sotto le coperte e al risuonare della tromba sulle note del
                                         silenzio, parecchi erano già devoti a Morfeo, sprofondati
                                                       girò e rivoltò a lungo sotto le coltri irreggimentate nel letto di
                                                          metallo, risvegliandosi spesso madido di sudore e con una frase
                                                  l’immagine di Andreuccio da Messina quasi come una Madonna,
                                                    che non bastò un sonno ristoratore per dimenticare la serata. Si
                                    l’impeto che aveva attraversato anche quel giorno. Si ficcarono
              era doveroso aprire un finestrino e, azionando con difficoltà la
                            provincia. Tempo dieci minuti e furono di ritorno, rientrando
                       neanche fosse una soffice neve che da un momento all’altro
                         avrebbe potuto planare come un velo su quell’umile periferia di
                                 ridosso del contrappello che, come ogni sera, avrebbe spento
                    frantumando il silenzio che da ore e ore e ore vi si era depositato,
                 stridente manovella, il canto si sparse sulla campagna coltivata,
                               nella camerata fredda e poco accogliente proprio giusto a














                                                               buddista:  che gli turbinava dentro fino allo stremo, quasi fosse un mantra  “Perché realizzare un’opera quando è così bello  sognarla soltanto!” Non erano solo i peperoni della trattoria, era  Pasolini, Pier Paolo Pasolini in persona, che tornava a farsi vivo  nel suo sonno, tormentandolo con l’apparizione del suo volto  spigoloso mentre gli sussurrava all’orecchio la frase finale con la  quale si chiudeva “I
   1   2   3   4   5   6   7   8   9   10   11